Quando ho aperto il blog scrivevo di un po' di tutto, da qui il nome dello stesso. Postavo sempre con molta attenzione a non assumere mai posizioni troppo personali, temendo le critiche dei leoni da tastiera, degli anonimi, dei troll.
Poi un brutto giorno ho avuto una brutta notizia a livello personale: un mio sogno si era terribilmente infranto, un progetto di vita coltivato per anni distrutto in poche ore, irreparabilmente. Allora, via tutto. Via i colori, i tag, le etichette, i layout, le foto. Tutto inutile, fastidioso, ridicolo. Stavo male, anzi malissimo: cosa me ne importava di scrivere positività, di apparire sorridente, misurata, costruttiva e politicamente corretta?
Allora dedicai il blog a quello che chiamavo stalker, un non più amico che dopo un litigio mi apparve in tutta la sua meschinità, ma presi a scrivere di altri conoscenti, per lo più uomini, che mi avevano irritato con la loro mediocrità, il loro egoismo, la loro miseria morale. Ogni tanto e per fortuna, veniva fuori un minimo di ironia, di comicità, ma l'acidità e una qualche sorta di rabbia in coma vigile regnavano sovrane.
Avevo smesso cambiando rotta di nuovo, ma un po' mi manca scrivere così. Perché l'ansia e la depressione alla fine le tengo discretamente a bada e il dolore è solo una minima parte della mia vita, che è migliorata su vari fronti. Però, prendere e dire le cose come stanno e spruzzare veleno è tutt'ora un lusso che non posso concedermi col mio prossimo.
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